Beauty 2025: in farmacia il futuro della bellezza passa dalla fiducia

 Il mercato globale della bellezza, che ha raggiunto il valore complessivo di 450 miliardi di dollari, sta mostrando segni di rallentamento a causa dell’attuale incertezza economica e geopolitica, oltre alla saturazione del mercato. 

McKinsey, nel suo report “The State of Beauty“, pubblicato lo scorso giugno, prevede una crescita del settore del 5% nei prossimi cinque anni, mentre tra il 2022 e il 2024 l’incremento registrato è stato del 7% annuo.

Nonostante questo, “la bellezza resta uno dei settori più dinamici nel mercato dei beni di consumo e continuerà a crescere a ritmo sostenuto”, ha commentato Gemma D’Auria, senior partner McKinsey, responsabile globale della practice Apparel, fashion & luxury, come riporta il Sole 24 Ore.

I consumatori alzano l’asticella

Alcuni prodotti vengono percepiti come più “meritevoli di spesa”: per esempio, i sieri viso più dei detergenti o dei balsami labbra. Prodotti che rispondono a esigenze chiave e dimostrano reale efficacia spingono i consumatori, che ne riconoscono il valore scientifico, a spendere di più. L’83% considera accessibili i prodotti per capelli, mentre solo il 67% dice lo stesso dei profumi. Non è una questione di moda, ma di fiducia: le persone vogliono investire su ciò che sentono utile, funzionale alla loro vita quotidiana. Il profumo è visto come una coccola, un “di più”, al contrario di categorie che promettono risultati tangibili, come appunto shampoo e trattamenti per l’igiene e la cura dei capelli.

I consumatori, insomma, spendono sì in bellezza, ma in modo selettivo.

Omnicanalità e digitalizzazione: la sfida entro il 2030

Andando oltre i numeri, dal rapporto si può capire come si muovono i Paesi del mondo: L’India e il Medio Oriente trainano, spinti da popolazione in crescita e aumento della capacità di spesa. Anche la Cina si risveglia, ma senza il vigore pre-pandemia. L’Europa, invece, resta più cauta, quasi diffidente, mentre negli Stati Uniti, il beauty vive tra entusiasmo e incertezze economiche. In comune, però, c’è un cambiamento radicale: entro il 2030, un terzo delle vendite beauty avverrà online. Questo scenario obbliga i brand a strutturare strategie omnicanale, dove il digitale non sostituisce il punto vendita ma lo integra.

Cosa significa per la farmacia

Significa prima di tutto che uno scaffale ben ordinato non basta più. Il cliente entra con lo smartphone in mano, già informato, e si aspetta risposte personalizzate. La farmacia deve diventare un hub ibrido, capace di unire la comodità digitale -dal click & collect ai contenuti educativi- con il valore insostituibile del consiglio umano.

E qui il farmacista ha una carta vincente. La sua autorevolezza non si costruisce su promesse patinate, ma su conoscenza, trasparenza e ascolto. Non basta dire “questo prodotto funziona”: serve spiegare perché, mostrare gli ingredienti, raccontare il beneficio reale per quella pelle, in quel momento della vita. È una consulenza che va oltre la vendita: è accompagnare le persone in un percorso di cura quotidiana, spesso emotivo, fatto di piccoli rituali che migliorano il benessere.

Il futuro della bellezza, allora, non sarà solo nei grandi numeri dei report globali, ma nel dialogo quotidiano che avviene al banco. Ogni volta che un farmacista risponde a un dubbio, rafforza quel legame di fiducia che, più di qualsiasi trend, rappresenta il vero capitale del settore.

Il ruolo del farmacista nel beauty del futuro

In un mercato più competitivo e selettivo, il farmacista acquisisce un ruolo centrale come consulente qualificato. Tre sono le leve chiave:

-educare il consumatore alla lettura consapevole di ingredienti e claim

-selezionare marchi coerenti con trasparenza e sicurezza

-rafforzare la fiducia con consulenze personalizzate.

In sintesi, il futuro della cosmesi in farmacia non sarà più guidato dalla sola emozione, ma da valore, personalizzazione e performance tangibili. È proprio su questi aspetti che i farmacisti possono differenziarsi e consolidare il proprio ruolo.

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