Black Friday, offerte anche in medicina estetica. Agorà mette in guardia e risponde con il Codice etico

Una siringa accanto a un rossetto, una gift card con l’ago disegnato come fosse un mascara: immagini che raccontano il lato oscuro del Black Friday in medicina estetica. Sul web si trovano filler, tossina botulinica e pacchetti “labbra perfette” a metà prezzo, come fossero prodotti beauty. Ma dietro quella confezione accattivante c’è un atto medico, non un accessorio.

Secondo Ipsos, il Black Friday in Italia ha generato oltre 4,2 miliardi di euro nel 2025, con una spesa media di 250–280 euro a persona. Tra i settori più dinamici spiccano beauty e self-care, sospinti dai social e dal live shopping. E la medicina estetica non è rimasta immune: cliniche e influencer propongono sconti fino al 50%, con codici promo e link affiliati.

Il rischio? Banalizzare l’atto medico

«La salute non è un articolo in offerta speciale», avverte Filippo Anelli, presidente FNOMCeO. La medicina estetica richiede competenze, materiali certificati, diagnosi e consenso informato. «Una siringa non è un pennello. Il filler non è una crema», sottolinea Maurizio Cavallini, presidente Agorà.

Storie reali lo confermano: una donna acquista online un “pacchetto filler” senza visita e sviluppa reazioni locali; un’altra finisce in pronto soccorso dopo un trattamento scontato. Episodi che mostrano come dietro la promessa di uno sconto si possa perdere la garanzia più importante: la tutela clinica.

Etica e regolamentazione: cosa dice la legge

In Italia, il Codice di Deontologia Medica e il D.L. 69/2023 vietano comunicazioni “attrattive e suggestive” per atti sanitari, ma non esiste ancora un divieto esplicito per influencer. In Francia, invece, la legge 2023-451 punisce la promozione di procedure estetiche con sanzioni fino a 300 mila euro. Nel Regno Unito è in arrivo una licenza obbligatoria per i trattamenti non chirurgici.

Negli Stati Uniti, il Black Friday della medicina estetica è una realtà consolidata, ma le offerte sono sottoposte al controllo della FTC e della FDA: occorre dichiarare partnership commerciali, evitare claim ingannevoli e garantire supervisione medica e tracciabilità dei prodotti.

Il nuovo Codice Etico Agorà-Amiest 2025

Per colmare il vuoto normativo, Agorà presenta il Codice Etico 2025, che riafferma il principio cardine: la medicina estetica è un atto di cura, non un prodotto commerciale. «Primum non nocere», ricorda il professor Antonio Gioacchino Spagnolo: la prima attenzione è non procurare danno, rispettando l’integrità del corpo come bene fondamentale. Il medico estetico deve operare secondo protocolli validati e frutto di ricerca, per garantire sicurezza e progresso professionale.

L’articolo 14 disciplina la comunicazione sanitaria: messaggi chiari, scientifici, senza formule emozionali (“solo oggi”, “ultimo posto”) né immagini dei pazienti senza consenso. La comunicazione deve informare, non persuadere, restituendo trasparenza su prodotti, rischi e setting clinico.

«La sicurezza non è in saldo», afferma Magda Belmontesi, vicepresidente Agorà. «La vera bellezza nasce dal rispetto del corpo, della competenza e del tempo del paziente. Dietro ogni trattamento c’è una relazione di fiducia, e nessuno sconto può sostituirla».

Con questo spirito, Agorà prosegue il percorso avviato nel 2024 con la campagna “La qualità non si svende. Neanche per il Black Friday”, e nel 2025 rilancia: dalla corsa al prezzo alla cura della relazione.

Perché interessa anche i farmacisti

Sempre più clienti chiedono consigli su filler e botulino, influenzati da offerte online. Il farmacista, come professionista sanitario, ha un ruolo chiave nell’educazione alla sicurezza e nel contrasto alla banalizzazione dell’atto medico.

5 consigli pratici al banco della farmacia

  1. Informare sui rischi: spiegare che filler e botulino sono atti medici, non cosmetici.
  2. Rimandare alla visita specialistica: sconsigliare acquisti online o trattamenti senza anamnesi.
  3. Conoscere la normativa: citare Codice Deontologico e divieto di pubblicità suggestiva.
  4. Contrastare i messaggi social: educare i clienti sull’importanza della sicurezza e della competenza.
  5. Promuovere la cultura della salute: ricordare che la bellezza non è un prodotto, ma un percorso clinico.

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