Dal congresso Nazionale di Medicina Estetica, che si è svolto a Roma dal 16 al 18 maggio, l’allerta degli esperti: il beauty burnout è un rischio concreto, associato all’impegno eccessivo nel mantenere standard estetici elevati e percepiti come obbligatori. Un rischio che nasce dalla crescente pressione sociale -social media in primis- che porta a dover essere belli sempre, cercando miglioramenti continui e portando a confrontarsi con modelli irrealistici come quelli creati dall’intelligenza artificiale.
“La cura dell’aspetto esteriore” spiega Nadia Fraone, consigliere della Societa italiana di medicina estetica (Sime) “diventa quasi un lavoro e viene vissuta non più come piacere personale, ma come dovere o prestazione sociale. A questo segue quindi uno stato di stanchezza mentale, fisica ed emotiva causata dalla continua ricerca di un aspetto perfetto, che porta a eccessivi rituali di bellezza, a cui segue una costante autocritica”.
Beauty burnout, il ruolo di social e app di fotoritocco
Instagram, TikTok, e le app di fotoritocco hanno radicalmente cambiato il nostro rapporto con l’immagine. I filtri levigano la pelle, ingrandiscono gli occhi, scolpiscono zigomi e corpi in pochi secondi, creando standard irraggiungibili e una fortissima pressione sociale all’adesione a determinati standard.
Questa pressione continua ha conseguenze pesanti: ansia, insicurezza cronica, dipendenza da interventi estetici, fino ad arrivare a vere e proprie forme di depressione. Il beauty burnout non colpisce solo chi lavora nell’ambito dell’immagine, ma può toccare anche i più fragili, come gli adolescenti, che tendono a interiorizzare il giudizio degli altri. Nel tentativo di “piacere”, si perde il contatto con la propria identità.
La bellezza, da espressione personale, si trasforma in un dovere, con pesanti conseguenze non solo dal punto di vista psicologico, ma anche finanziario: avere cura di sé costa, e farlo ossessivamente può portare a spendere cifre insostenibili per cosmetici, estetista, ritocchi estetici.
Intelligenza artificiale, un apporto virtuoso è possibile
Sotto i riflettori anche i tool di intelligenza artificiale generativa, che riescono a ricreare volti e corpi ideali, portando a un confronto costante con l’irrealizzabile, dove la bellezza non è più espressione di se stessi, ma un obiettivo da raggiungere a tutti i costi. L’Intelligenza artificiale da prezioso supporto diagnostico, rischia di trasformarsi in ulteriore fonte di insoddisfazione per il proprio aspetto e frustrazione per ciò che non si riesce a diventare. Fondamentale è farne un uso virtuoso, a servizio della medicina, della ricerca e della diagnostica.
“L’AI” spiega Emanuele Bartoletti, presidente Sime “si sta imponendo in medicina soprattutto come ausilio nella diagnostica. Anche in Medicina estetica sta trovando il suo posizionamento, ma a oggi esclusivamente per la valutazione oggettiva di fotografie prima e dopo, per la simulazione preoperatoria, ma mai nella decisione del programma terapeutico del paziente”.
L’attenzione ai più giovani
Una bellezza ideale, ma con l’illusione che sia alla portata di tutti. È questo un grande pericolo causato dai social, pericolo a cui sono esposti soprattutto i più giovani.
Per arginare i rischi del beauty burnout ma anche per prevenire fenomeni di bullismo e body shaming tra i più giovani, la Sime nel 2024 ha dato vita a un progetto educativo dal titolo Laboratorio di Bellezza, rivolto agli studenti delle scuole medie e superiori della Calabria. Obiettivo del progetto è innescare una “reazione chimica educativa” che parte dal messaggio che la bellezza non è solo quella proposta dai social, alterata dai filtri e stereotipata. La Bellezza è ovunque (e decisamente altrove, rispetto al modello dei social) e va riscoperta e ricercata nella natura, nella musica, nella
matematica, nei gesti gentili, in un pensiero profondo.
“Il progetto” spiega Rosanna Catizzone, segretario generale Sime “è stato realizzato con alcune classi delle medie e superiori. L’obiettivo era ambizioso: proporre una nuova idea di bellezza, autentica e libera dagli standard imposti da influencer e celebrità. E a un anno di distanza abbiamo visto come il Laboratorio abbia introdotto i ragazzi a un concetto di bellezza integrata: non solo esteriore, ma anche interiore, emotiva, culturale e spirituale. Sono stati esplorati temi come il garbo, l’eleganza dei modi, la grazia, la solidarietà, l’amicizia, la libertà”.
Sulla scia di questa esperienza, Sime sta proponendo al Ministero dell’Istruzione uno studio pilota per un programma educativo che promuova un concetto di medicina estetica basato sulla salute, sulla prevenzione e sul benessere psicofisico, con l’obiettivo di favorire comportamenti sani e responsabili per il proprio benessere.