Estetica, il desiderio è mantenere la pelle giovane ma senza tempi di recupero o esiti vistosi

Secondo l’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (Isaps), nel 2024 sono state eseguite nel mondo oltre 38 milioni di procedure estetiche, in crescita del 42% in quattro anni. È il segno di una domanda crescente e ormai trasversale a culture e continenti: la bellezza non è più un privilegio d’élite, ma un linguaggio comune, una nuova grammatica globale del benessere. Gli Stati Uniti si confermano leader assoluti con 6,1 milioni di trattamenti. Qui la chirurgia del corpo resta dominante, con liposuzione e mastoplastica additiva.

Ma qualcosa sta cambiando: per la prima volta, la blefaroplastica ha superato la liposuzione, diventando la procedura chirurgica più eseguita al mondo, con 2.108.846 interventi (+13,4%).

I dati arrivano dall’Osservatorio Agorà 2025, che si è svolto a Milano nelle scorse settimane. L’Osservatorio conferma una tendenza ormai molto netta: l’intervento deve migliorare, senza stravolgere. Quasi il 100% dei medici, infatti, rileva che i pazienti chiedono risultati armonici e naturali. Il 55% lo dichiara apertamente, il 45% lo lascia intendere con frasi come “vorrei sembrare solo più riposata” o “non voglio che si veda”.

In parallelo, cresce la chirurgia rigenerativa: il lipofilling facciale -trapianto di grasso autologo per riempire e rinfrescare i lineamenti- registra un aumento del +19% a livello globale. Una scelta che unisce medicina, biologia e ricerca di naturalezza: non un volto rifatto, ma un volto “nutrito” con ciò che già appartiene al corpo del paziente.

Procedure non chirurgiche: i trattamenti più richiesti

In ambito di medicina estetica, il botulino resta la procedura più eseguita, con circa 7,8 milioni di iniezioni nel mondo, seguito dai filler all’acido ialuronico (6,3 milioni). In forte crescita anche epilazione laser, trattamenti di skin tightening non chirurgico (radiofrequenze, ultrasuoni microfocalizzati, laser frazionati) e peeling chimici. Segni di un desiderio universale: mantenere la pelle giovane, compatta e luminosa, senza tempi di recupero e senza esiti vistosi. Secondo il report Isaps, il botulino è più comune nella fascia 35–50 anni, che concentra il 47% del totale delle iniezioni eseguite a livello globale. Non sono quindi i giovanissimi a trainare la domanda, ma gli adulti che scelgono la prevenzione e il mantenimento per restare “forever 35”.

Sempre secondo Isaps, nel 2024 in Italia sono state eseguite circa 1,37 milioni di procedure medico estetiche, di cui quasi 900 mila non chirurgiche. I trattamenti più richiesti sono i filler all’acido ialuronico (430 mila) e la tossina botulinica (316 mila). L’Italia si colloca così al quarto posto al mondo per numero totale di procedure, e tra i primi 3 Paesi (dopo Stati Uniti e Brasile) per utilizzo dei filler.

Differenze culturali che incidono nella scelta del trattamento

Se oltre Oceano prevalgono tecniche “hard”, come gli innesti massicci di grasso o il “contouring osseo”, vero e proprio intervento chirurgico, quindi con maggiori rischi e risultati permanenti, in crescita soprattutto in Asia (Corea, Cina, Giappone), ma anche negli USA tra i più giovani che inseguono l’“Instagram face”, in Italia prevale la filosofia del soft touch. Si cerca equilibrio, si chiede di intervenire senza stravolgere, per preservare identità ed espressività. «Una bellezza che non si misura solo in anni sottratti, ma nella capacità di restare se stessi con un volto più armonico, sereno, riconoscibile», spiega Maurizio Cavallini, chirurgo plastico e presidente di Agorà.

 

 

 

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