La senescenza è un processo vitale naturale che comporta un’inevitabile degenerazione strutturale e funzionale di tessuti e organi. Oggi l’individuazione di un mezzo per ritardare o addirittura invertire i danni del trascorrere del tempo è diventata un punto nodale della ricerca in medicina. Scopriamo, quindi, cosa bolle in pentola in ambito dermatologico
L’invecchiamento del corpo umano -e quindi anche della pelle- viene ormai sempre più riconosciuto come un processo biologico modificabile, influenzato da diversi fattori genetici, ambientali, legati allo stile di vita e da percorsi molecolari.
I recenti progressi nella medicina rigenerativa e nell’intelligenza artificiale hanno rimodellato il campo della dermatologia estetica, focalizzandosi sempre di più su interventi a lungo termine volti a preservare la vitalità e la longevità della cute. E proprio la longevità, considerata un tempo futuristica, è diventata una realtà clinica che integra la medicina rigenerativa con la dermatologia cosmetica ed estetica.
Oltre ai trattamenti medici, è già stato ampiamente dimostrato quanto anche lo stile di vita giochi un ruolo importante sulla longevità e sulla capacità rigenerativa individuale, basti citare le diete a restrizione calorica, ricche in vegetali a base di polifenoli, o l’abitudine a una moderata, ma regolare attività fisica. Inoltre, è importante sottolineare l’attività del sonno profondo sul ripristino della barriera cutanea, perché favorisce la secrezione dell’ormone della crescita e riduce l’infiammazione indotta dal cortisolo. Non da ultima la segnalazione della cosiddetta Ozempic face, ossia l’aspetto cadente e “svuotato” della cute dopo terapia con il farmaco agonista del recettore Glp-1, per il dimagrimento da questo indotto, con conseguente e visibile invecchiamento precoce della pelle.
Negli ultimi anni i progressi nella terapia con cellule staminali, nella ricerca mitocondriale, la riprogrammazione epigenetica e l’intelligenza artificiale hanno ridefinito l’approccio specialistico all’invecchiamento della pelle, segnando una transizione dai trattamenti estetici reattivi a livello superficiale a strategie scientifiche che ripristinano l’integrità cutanea a livello cellulare. La dermatologia rigenerativa, infatti, ha l’obiettivo non soltanto di ringiovanire il nostro aspetto, ma di sostenere la vitalità della pelle attraverso interventi mirati a tutto tondo. Con l’aiuto dell’IA si può, inoltre, personalizzare tale approccio, consentendo diagnosi predittive e pianificazione adattiva del trattamento basata su dati genomici, biometrici e comportamentali.
Recenti indagini sulla senescenza cellulare, la disfunzione mitocondriale, l’invecchiamento immunologico e la disbiosi del microbioma hanno rivelato nuovi bersagli terapeutici per il rinnovamento cutaneo. L’insieme di tali nuove tecnologie e l’impiego di nuove molecole sta creando così un modello proattivo basato sulla longevità biologica.
Su cosa si basa la medicina rigenerativa?
Tale disciplina si basa sullo studio e il conseguente utilizzo dei meccanismi di guarigione naturali del corpo umano per riparare e ricostituire l’architettura e la funzione dei tessuti danneggiati da traumi, malattie e/o degenerati con l’avanzare dell’età. È importante comprendere come, a differenza della semplice riparazione tissutale, non scevra di imperfezioni ed effetti collaterali (per esempio, fibrosi o alterazioni funzionali), la rigenerazione vera e propria implichi un vero ripristino dell’omeostasi cellulare. Dal punto di vista dermatologico, le comuni manifestazioni patofisiologiche dell’invecchiamento cutaneo sono rappresentate dalle disfunzioni dell’epidermide e dei fibroblasti, dalle alterazioni della composizione e del contenuto della matrice extracellulare (aumento delle specie reattive dell’ossigeno e le metallo-proteinasi della matrice).
L’introduzione di terapie innovative, come l’utilizzo di plasma ricco di piastrine (Prp), degli esosomi e di trattamenti a base di cellule staminali hanno cambiato il corso non soltanto dell’estetica cutanea, ma della sua integrità in toto, sia da un punto di vista funzionale, sia anatomico. Fondamentale a tale proposito è il ruolo rappresentato dalle cellule staminali mesenchimali (Msc), così come del tessuto adiposo (Adsc) nella rigenerazione dei tessuti cutanei e, di conseguenza, nella longevità.
Le cellule staminali sono cellule pluripotenti che possiedono capacità di autoreplicazione e possono differenziarsi in cellule multifunzionali in determinate condizioni. Studi sempre più numerosi hanno dimostrato che le cellule staminali svolgono numerose funzioni attraverso processi paracrini, in particolare quelli che coinvolgono gli esosomi, che potrebbero fornire un nuovo mezzo per invertire l’invecchiamento cutaneo. Gli esosomi derivati dalle cellule staminali sono sostanze nano-vescicolari secrete dalle cellule staminali che partecipano alla comunicazione tra cellule, trasportando il loro contenuto nelle cellule bersaglio. Grazie alle loro caratteristiche biologiche e ai loro effetti sulla formazione della matrice extracellulare, sulla funzione delle cellule epidermiche e dei fibroblasti e sull’attività antiossidante, gli esosomi di derivazione umana hanno dimostrato la capacità di migliorare la guarigione delle ferite, di ridurre l’infiammazione, di stimolare la proliferazione dei fibroblasti, la sintesi di collagene e coadiuvare la regolazione dello stress ossidativo, supportando la vitalità e la funzione cellulare. Tali metodologie, grazie al miglioramento dell’elasticità, della tonicità e della texture della pelle, possono offrire benefici terapeutici a lungo termine, potenziando i trattamenti estetici convenzionali.
La funzione mitocondriale rappresenta un altro fattore determinante nella senescenza cellulare, influenzando la produzione di energia, lo stress ossidativo e la rigenerazione della pelle. Infatti alterazioni funzionali a loro carico possono contribuire alla degradazione del collagene e dell’elastina, portando all’invecchiamento precoce. Da qui la necessità di studiare, approfondire e introdurre trattamenti che includano l’utilizzo di antiossidanti mirati ai mitocondri, come il coenzima Q10 e il mitochinone mesilato (MitoQ, un derivato dell’enzima Q10), che aiutano a neutralizzare lo stress ossidativo e a migliorare l’efficienza mitocondriale. L’integrità dei mitocondri all’interno di una complessa rete cellulare contribuisce a funzioni essenziali, come l’omeostasi, la fotoprotezione e la longevità complessiva della pelle. Anche i precursori del Nad+, come la nicotinamide riboside e la nicotinamide mononucleotide, hanno mostrato risultati promettenti nel ripristinare il metabolismo energetico cellulare e nel migliorare i meccanismi di riparazione del Dna, riducendo così gli effetti dell’invecchiamento sulla pelle.
Altri costituenti funzionali a uso cosmetico sono rappresentati dagli estremoliti come l’ectoina, sostanza con grande capacità lenitiva, scoperta nei batteri alofili che vivono nel lago salato egiziano situato nel Wadi El Natrum e con la proprietà di proteggere la cute dai vari stress ambientali, come i raggi Uv, la luce blu e luce visibile, lo smog il calore e tutto ciò che costituisce l’esposoma: le proteine da shock termico, indotte da stress fisici o da radiazioni, reagiscono più prontamente alla riparazione cutanea quando la cute è pretrattata con ectoina. L’ectoina protegge e stabilizza la membrana cellulare, inducendo così una diminuzione della rugosità cutanea e garantendo idratazione a lungo termine.
Il ruolo del microbioma cutaneo
Il sistema immunitario della pelle svolge un ruolo significativo nell’invecchiamento e nella riparazione dei tessuti. L’infiammazione subacuta e cronica (inflammaging) contribuisce ad alterare l’integrità della barriera cutanea e ad accelerare la degradazione del collagene, favorendo il danneggiamento dei tessuti e il ritardo della guarigione delle ferite. Trattamenti immunomodulatori specifici, inclusi farmaci biologici che prendono di mira le citochine, sono attualmente allo studio per ripristinare l’omeostasi nel microambiente cutaneo.
Il microbioma svolge un ruolo importante nella regolazione dell’immunità cutanea: un suo sbilanciamento può accelerare l’invecchiamento, aumentando la suscettibilità all’infiammazione e allo stress ossidativo. Gli studi attuali indicano che il mantenimento di un microbioma cutaneo equilibrato contribuisce alla resilienza della pelle e alla riduzione dell’infiammazione, ma l’efficacia delle formulazioni cosmetiche a base di probiotici e prebiotici è sempre ancora in fase di ricerca. Alcune ricerche suggeriscono che specifici ceppi batterici, come lactobacillus e bifidobacterium, contribuiscano alla funzione di barriera cutanea, migliorando le difese naturali, riducendo la perdita d’acqua transepidermica e attenuando i segni dell’invecchiamento.
La cura della pelle, tenendo in considerazione il microbioma e i probiotici specifici, rappresenta sicuramente una parte integrante delle strategie dermatologiche antinvecchiamento personalizzabili, considerando l’unicità individuale del microbiota. Sebbene molti probiotici e postbiotici topici siano disponibili in commercio, pochi, però, soddisfano rigorosi studi di sicurezza, efficacia e di evidenza scientifica, pertanto risulta fondamentale per il dermatologo scegliere prodotti di aziende ben qualificate.
Sguardo al futuro della dermatologia cosmetica
È noto da tempo che l’epigenetica, con l’esposizione ambientale, la dieta e lo stile di vita, svolga un ruolo fondamentale nel processo della senescenza, regolando l’espressione genica senza alterazioni delle sequenze del Dna. La ricerca scientifica si sta rivolgendo, pertanto, allo studio sulla riprogrammazione epigenetica, suggerendo che alcuni composti possano invertire i cambiamenti legati all’età nelle cellule della pelle. Questo approccio ha sì un potenziale innovativo nella dermatologia, ma comporta considerazioni etiche riguardanti gli interventi genetici e le conseguenze indesiderate che vanno sicuramente considerate.
Un’altra svolta promettente è rappresentata dalla bioingegneria dermatologica, con la biostampa 3D e l’ingegneria tissutale, dove lo sviluppo di innesti cutanei biostampati potrebbe offrire un’alternativa futura ai filler tradizionali e ai trapianti di pelle, fornendo soluzioni ricostruttive e rigenerative sempre più personalizzate. Tra le ultime routine dermocosmetiche occorre menzionare i toner pad, dischetti di cotone pre-imbevuti di attivi che sostituiscono il classico tonico viso, per idratare intensamente la pelle.
In sintesi, il futuro prossimo della dermatologia cosmetica risiede nell’utilizzo di terapie rigenerative che non solamente migliorino l’estetica, ma ripristinino anche la salute biologica sottostante della pelle. Il compito del dermatologo è quello di orientarsi in questo campo in continua evoluzione, rivolto non soltanto all’estetica, ma anche alle patologie che ne potranno avere giovamento, impegnandosi sull’aggiornamento scientifico continuo, aderendo agli standard basati sull’evidenza, sempre nel rispetto dell’etica professionale, con la consapevolezza di dover acquisire in futuro nuove competenze in ambito biologico e tecnologico.
(di Alessandra Cantù e Corinna Rigoni, Panorama Cosmetico n. 4/25, ©riproduzione riservata)












