Il comparto tricologico merita un ampio spazio in farmacia, per poter offrire prodotti adeguati e, soprattutto, accompagnare il consiglio con le parole più giuste da dire a chi non vive serenamente la caduta dei capelli.
La farmacia deve rivalutare e ripensare il comparto tricologico e allestire uno spazio dedicato, di pari dignità rispetto a quello riservato alla cura della pelle. Infatti, nell’immagine di una persona, i capelli ricoprono un’importanza pari a quella della cute.
Ma soprattutto occorre combattere la concorrenza agguerrita degli altri canali alzando il livello di consiglio, offrendo un accurato servizio di check-up, scegliendo un assortimento di prodotti di estrema qualità e, infine, acquisendo anche nuove competenze per aiutare ad affrontare i disagi psicologici legati alla caduta dei capelli.
Il farmacista, quando si trova a dover consigliare un trattamento anticaduta al suo cliente, innanzitutto deve saper effettuare un check-up per evidenziare la gravità del diradamento e dell’assottigliamento della capigliatura e metterne in luce le cause.
Problematiche come alopecia androgenetica e telogen effluvium possono essere prevenute e trattate con prodotti cosmetici o farmaci da banco e, quindi, possono essere presi in carico anche dal farmacista, mentre molte altre patologie del cuoio capelluto rimangono di pertinenza del dermatologo.
L’alopecia androgenetica
È una caduta su base genetica e ormonale (da qui la dizione di alopecia androgenetica). Si manifesta con una progressiva perdita dei capelli nelle zone fronto-temporali e del vertice. Il diradamento è localizzato e, nelle aree colpite, i capelli sono miniaturizzati, ossia presentano un’alterazione dell’uniformità del calibro. L’alopecia androgenetica è associata a una diversa sensibilità del bulbo pilifero agli ormoni e non a una differente quantità di questi in circolo.
Particolarmente soggetti sono gli individui maschi di origine caucasica, più colpiti rispetto ad africani e orientali, con un rapporto di 4 a 1. Alla base dell’aumentata caduta dei capelli non vi è il testosterone, ma un suo derivato, il deidrotestosterone (Dht), che si forma mediante l’azione dell’enzima 5-α-reduttasi. Quest’ultimo, stimolando i recettori, provoca una riduzione della fase di anagen e quindi una caduta prematura.
L’alopecia androgenetica esordisce già dopo la pubertà e colpisce il 40% dei maschi tra i 30 e 40 anni. La progressione della perdita dei capelli varia da soggetto a soggetto; in alcuni individui si ha la perdita dei capelli in pochi anni. Nella maggior parte dei casi avviene, però, più lentamente e raggiunge il suo massimo a 20-30 anni, in altri soggetti non si raggiungono mai gli stati di maggiore gravità. Fattore non marginale è la predisposizione alla dermatite seborroica con formazione di zone arrossate (eritema) caratterizzate da desquamazione e da aumento del sebo.
Il telogen effluvium
È un fenomeno che ricorda la muta del pelo dei mammiferi. Questo evento avviene quando una grande quantità di capelli si trova nella fase finale del proprio ciclo vitale. È una copiosa perdita diffusa su tutto il cuoio capelluto, dovuta a un evento acuto di tipo transitorio risalente ad almeno due mesi prima (febbre elevata, diete squilibrate, carenza di ferro, esposizione alle radiazioni Uv, gravidanza e parto, stress), a farmaci o a iper e ipotiroidismo, ma anche a problematiche di tipo psicologico quali depressione e ansia. È una forma di caduta che si manifesta a qualunque età, in ambedue i sessi ed è reversibile. Ha esordio improvviso, spesso associato a dolore al cuoio capelluto (tricodinia). Non è presente la miniaturizzazione del fusto, il diradamento non è visibile in caso di caduta stagionale (telogen effluvium lieve), mentre lo è nella forma acuta in cui la perdita di capelli è molto abbondante, fino a 400 capelli al giorno (pull test).
Il consiglio del farmacista
Per trattare entrambi i tipi di caduta occorre consigliare fiale, lozioni, mousse anticaduta per favorire l’ancoraggio della radice, accompagnati da shampoo specifici, balsami e maschere che si prendano cura del fusto. Molti principi attivi anticaduta presenti in questi prodotti agiscono inibendo la 5 alfa reduttasi, responsabile della sintesi del diidrotestosterone o la lisilidrossilasi, responsabile della fibrosi della guaina connettivale che riveste la radice. Questi ingredienti permettono di allungare la fase di anagen, frenano la caduta e facilitano la ricrescita. Sono molecole o complessi brevettati, nati dalla ricerca scientifica dell’industria della cosmesi, come Serenoa repens, Ajuga reptans e altri ingredienti botanici. Fondamentale importanza hanno anche le vitamine, i sali minerali (ferro, zinco, rame e selenio) e gli aminoacidi, in particolare la cistina che è la struttura portante della cheratina.
Non bisogna dimenticare, infine, di associare sempre integratori alimentari ricchi di biotina, fondamentale per il metabolismo della cheratina, zinco, ferro (una carenza può causare anemia, spesso legata alla caduta dei capelli, soprattutto nelle donne), vitamine del gruppo B (soprattutto B5, B6 e B12), vitamina D e E, cheratina o cistina, silicio, acido folico, rame e selenio, saw palmetto (Serenoa repens), pianta usata soprattutto nei casi di caduta androgenetica perché può inibire l’attività del Dht (diidrotestosterone) e, infine, l’Msm (metilsulfonilmetano), fonte naturale di zolfo, utile per la produzione di cheratina.
L’importanza psicologica dei capelli: il parere dell’esperto
Fin dalle sue origini l’uomo ha dato importanza e significato ai propri capelli; per gli egizi erano simbolo di seduzione: lunghi e fluenti costituivano una prerogativa degli adulti e delle donne in età fertile, mentre rasati corti erano tipici dei bambini. La casta sacerdotale era caratterizzata dalla testa completamente calva, in quanto i capelli erano simbolo di seduzione. Anche in epoca romana il taglio dei capelli mantenne un suo significato: si tagliavano i capelli ai traditori, alle adultere e ai prigionieri.
Anche se non è considerata una malattia, la perdita dei capelli costituisce un problema di tipo sia estetico sia psicologico, che merita una riflessione approfondita. I capelli, infatti, rappresentano uno strumento espressivo e identitario: perderli significa influenzare l’immagine di sé, la virilità e l’attrattività personale. La caduta può scatenare ansia, depressione e fobie.
Lo stress cronico è sia causa, sia conseguenza della caduta dei capelli. Questo meccanismo può autoalimentarsi: la caduta genera ansia, che peggiora la condizione, aggravando la perdita. Ma la calvizie può essere anche un’opportunità per ridefinire se stessi. Quello che può sembrare un “dramma”, può essere un’espressione di stile e virilità. Tutto sta in come la si “indossa”: molti uomini raccontano una rinnovata fiducia dopo aver deciso di rasarsi. Se affrontata con consapevolezza, può diventare segno di forza e maturità. Gli uomini rasati sono spesso percepiti più dominanti, maschili e forti.
Quindi: dramma o fascino? Quali parole il farmacista deve usare per trasmettere comprensione e sostegno al cliente angosciato per la caduta? Lo chiediamo al dottor Enrico Gamba, psicologo e psicoterapeuta.
La caduta dei capelli, al di là dell’aspetto estetico, tocca corde molto profonde. Guardarsi allo specchio e vedere la propria immagine cambiare può evocare fragilità, paure e il senso di un tempo che scorre inesorabile. Non si tratta soltanto di capelli: è la percezione di sé che viene messa in discussione, insieme al timore di perdere attrattiva, forza o virilità. Per molti uomini, questo passaggio può tradursi in un vissuto di smarrimento, ansia e tristezza. Eppure, ogni cambiamento porta con sé una possibilità nascosta. La caduta dei capelli ci ricorda che nulla resta immobile, che la vita è trasformazione continua. Resistere al cambiamento significa spesso alimentare la sofferenza, mentre imparare ad accoglierlo apre alla libertà di riscoprirsi diversi, talvolta più autentici e più forti. La vera sfida non è fermare il tempo, ma imparare a viverlo con uno sguardo nuovo. In questo percorso le parole del farmacista possono avere un ruolo decisivo. Non servono frasi complesse, ma una presenza capace di ascoltare e di contenere. Dire «Capisco quanto possa essere difficile per lei vivere questa fase» o «Non è solo, molti uomini attraversano la stessa esperienza» aiuta a validare il dolore senza negarlo. Allo stesso tempo, ricordare che «Il suo valore non si misura con i capelli, ma con la luce e l’energia che porta nelle relazioni» può riaccendere fiducia e dignità. Accogliere chi vive questo disagio significa sostenerlo non solamente nella scelta dei prodotti o dei trattamenti, ma anche nell’apertura a una prospettiva più ampia: quella dell’accettazione di sé. In questo senso, la caduta dei capelli può trasformarsi da “dramma” a possibilità di crescita, da segno di perdita a simbolo di maturità e consapevolezza.
(di Gabriella Daporto, Panorama Cosmetico n. 4/25, ©riproduzione riservata)
