La cura della pelle degli anziani: un’arte preziosa come il Kintsugi

In Giappone, quando un oggetto di ceramica si rompe, non viene gettato via, ma viene riparato con l’oro, seguendo l’antica arte del Kintsugi: le crepe e le fratture, anziché essere nascoste, vengono esaltate, trasformando l’oggetto in un’opera d’arte unica e preziosa. Questa filosofia, che valorizza le imperfezioni e le cicatrici, può essere applicata anche alla cura della pelle degli anziani.

Il fattore naturale di idratazione

La pelle, il nostro organo più esteso, svolge un ruolo cruciale nella protezione del corpo da agenti esterni. Tra i suoi sistemi di difesa, il fattore naturale di idratazione (Nmf) riveste un’importanza fondamentale. L’Nmf, una miscela di sostanze come acidi grassi, amminoacidi, urea e acido ialuronico, mantiene, infatti, l’idratazione dello strato corneo, rafforza la barriera cutanea contro patogeni e agenti chimici e regola la replicazione cellulare.

Soprattutto negli anziani e nei pazienti fragili, è essenziale mantenere e rinforzare questo sistema di protezione attraverso un’adeguata igiene e idratazione
quotidiana. L’igiene, tramite la rimozione meccanica di batteri e residui, previene infiammazioni e infezioni. Tuttavia, è importante evitare l’utilizzo di detergenti aggressivi, che possono danneggiare l’Nmf. Prodotti a base alcolica sono particolarmente dannosi e dovrebbero essere evitati.

Le alterazioni della pelle dell’anziano

La pelle dell’anziano e dei pazienti fragili è particolarmente vulnerabile e soggetta a diverse alterazioni che possono portare a gravi complicazioni. Le principali problematiche includono:

Xerosi cutanea (pelle secca) – L’invecchiamento comporta una riduzione della capacità di trattenere l’idratazione, causando secchezza, desquamazione e fessurazioni. Questo fenomeno, noto come xerosi, è dovuto a una combinazione di fattori, tra cui la diminuzione della produzione di sebo, la ridotta perfusione sanguigna e la perdita di cellule cutanee. La pelle secca è più fragile e soggetta a lesioni, anche minime, che possono, però, poi evolvere in ulcere croniche.

Dermatite da incontinenza - L’esposizione prolungata della pelle a urina e feci può causare irritazione e infiammazione, specialmente nelle aree coperte da pannoloni, come l’inguine, i glutei e il perineo. I componenti aggressivi di questi fluidi corporei danneggiano, infatti, la barriera cutanea, rendendola più vulnerabile a infezioni e lesioni.

Lesioni da pressione (ulcere da decubito) – L’immobilità prolungata, comune negli anziani e nei pazienti fragili, può causare lesioni da pressione: si verificano quando la pressione costante tra una prominenza ossea e una superficie di appoggio (come un letto o una sedia a rotelle) ostacola il flusso sanguigno ai tessuti, causando danni. Le aree più a rischio sono il sacro, i talloni e i fianchi. I primi segni di una lesione da pressione includono arrossamento, calore e gonfiore della pelle.

La detersione

L’acidità della pelle si modifica a seconda della zona del corpo, del sesso e dell’età. Sarebbe ideale utilizzare un detergente su misura per evitare squilibri cutanei, ma questa soluzione risulta spesso impraticabile per le singole famiglie, figuriamoci per le strutture e i reparti dove i pazienti anziani sono frequentemente ricoverati. Tuttavia, esistono alcune raccomandazioni valide su cosa fare e che cosa non fare per la pulizia della pelle:

Cosa fare: utilizzare prodotti detergenti “non-ionici” compatibili con la pelle e con una bassa produzione di schiuma. Preferire prodotti specifici per la pelle sensibile, con un’acidità simile a quella media della cute (5.5).

Cosa non fare: evitare l’acqua troppo calda e preferire temperature temperate (la temperatura ideale dell’acqua per l’igiene è tra i 34 e i 38 gradi, in base alle preferenze dell’utente, alla temperatura della stanza e alla stagione). Non massaggiare mai le sporgenze ossee, specialmente in presenza di arrossamenti dovuti alla pressione. Infine, non applicare talco o polveri dopo il bagno e nelle pieghe della pelle.

La gestione cosmetica della xerosi cutanea nell’anziano

Igiene: un bagno giornaliero è sufficiente, utilizzando acqua tiepida. L’ uso di oli da bagno emollienti nell’acqua di igiene è efficace per idratare e proteggere la pelle. Dopo la detersione, applicare un prodotto emolliente entro pochi minuti dal termine del bagno per trattenere l’umidità.

Dermatite associata all’incontinenza

Igiene: pulire la zona perineale quotidianamente e dopo ogni episodio di incontinenza, tamponando delicatamente senza sfregare. Utilizzare detergenti senza risciacquo o salviette monouso delicate. Applicare una crema barriera, da preferire quelle ricche di vaselina, ossido di zinco, dimeticone.

Pelle a rischio di lesioni da pressione

Igiene: detergere delicatamente la pelle con acqua o detergenti a pH bilanciato. Sono da prediligere quelli formulati con tensioattivi non ionici. Asciugare tamponando, evitando frizioni e sfregamenti ed evitare massaggi sulle prominenze ossee a rischio.

Le lesioni cutanee

L’età avanzata, la fragilità cutanea, l’uso di ausili per la deambulazione, il decadimento cognitivo, la terapia con corticosteroidi e l’assunzione di anticoagulanti sono i principali fattori di rischio per le lesioni cutanee (Lc). Circa la metà delle Lc è causata da eventi traumatici, come la rimozione incauta di cerotti, cadute o collisioni. Anche le attività quotidiane, come vestirsi oppure fare il bagno, possono innescare forze di taglio o frizione che danneggiano la pelle. Negli anziani, poi, sono molto frequenti le lacerazioni cutanee nella parte inferiore della gamba, in particolare sull’area antero-tibiale. Con l’età, infatti, la pelle sopra la tibia diventa più sottile e meno elastica, la circolazione sanguigna diminuisce, rendendola più vulnerabile a lesioni anche lievi. L’edema, spesso presente negli anziani a causa di problemi di ritorno venoso, aggrava ulteriormente la situazione, sia rendendo la pelle più tesa e fragile, sia ostacolando la guarigione delle ferite.

Le donne sono particolarmente colpite da queste lacerazioni, probabilmente a causa della maggiore longevità e della minore protezione offerta da calze e collant rispetto ai pantaloni. Inoltre, dopo i 70 anni l’assottigliamento della pelle è più marcato nelle donne, a causa della menopausa. Anche l’uso prolungato di steroidi aumenta il rischio, poiché questi farmaci assottigliano la pelle e rallentano la guarigione. La combinazione di questi fattori, insieme alla posizione anatomica della lesione, rende difficile la guarigione delle lacerazioni pretibiali: queste ferite possono cronicizzarsi e trasformarsi in ulcere, richiedendo mesi di trattamento.

In generale, la strategia più efficace per trattare una lesione cutanea è riavvicinare i lembi di pelle per favorire una guarigione primaria: l’asportazione del lembo di pelle subito dopo il trauma è una pratica superata e ingiustificata, anche perché il lembo di pelle costituisce una barriera per gli agenti patogeni esterni. Nelle lesioni, l’uso di cerotti sterili è preferibile alla sutura chirurgica, poiché quest’ultima tende a esercitare una tensione eccessiva sui lembi di pelle già fragili e danneggiati, causando la formazione di tessuto necrotico molle e la necrosi dei lembi stessi. In particolare, diversi studi hanno dimostrato che le lacerazioni pretibiali suturate guariscono più lentamente rispetto a quelle chiuse con cerotti sterili. È consigliabile lasciare un piccolo spazio tra i cerotti per consentire il drenaggio del liquido prodotto dalla ferita; è raccomandato lasciarli in posizione fino alla loro rimozione spontanea o, comunque sia, per almeno 7-10 giorni.

Le lesioni con perdita parziale (media o grande) o totale di tessuto guariscono attraverso la formazione di tessuto di granulazione e la riepitelizzazione grazie all’uso di medicazioni. In caso di lesione non complicata, è preferibile lasciare la lesione il più possibile indisturbata, mentre una lesione infetta richiede pulizia e medicazione quotidiana con una medicazione antisettica a bassa aderenza. La tendenza attuale è la guarigione in ambiente umido, poiché è stato dimostrato che riduce i tempi di guarigione della metà.

Fase 1, arresto del sanguinamento e pulizia della ferita – Lavare la Lc con soluzione salina o un detergente non dannoso per la cute. Fermare il sanguinamento con una leggera pressione o una medicazione in alginato di calcio. Tamponare con acqua ossigenata, che ha un potere caustico.

Fase 2, cura del lembo di pelle – Rimuovere eventuali coaguli di sangue dalla parte inferiore del lembo e dal letto della ferita per favorire il contatto tra il lembo e la ferita quando viene riposizionato. Non tirare la pelle per evitare ulteriori danni. Se ci sono lembi vitali, riavvicinare i bordi della ferita per ricostruire il tessuto originale, fissando con cerotti sterili. Anche se il lembo non copre tutta la ferita, il riposizionamento aumenta le possibilità di guarigione. Se non ci sono lembi vitali, rimuovere il tessuto morto.

Fase 3, scelta della medicazione – Evitare medicazioni adesive sulla pelle fragile per non causare ulteriori lesioni durante la rimozione. Meglio utilizzare medicazioni a bassa aderenza fissate con bende, reti elastiche e via dicendo.

Durante la rimozione della medicazione, fare attenzione a non interferire con la guarigione e a non danneggiare la pelle circostante, soprattutto i lembi riposizionati.

Scegliere la medicazione adatta alla ferita, che assorba il liquido in eccesso e mantenga la ferita umida, secondo le attuali conoscenze scientifiche.

Per una lesione con poco liquido e pelle fragile, utilizzare una medicazione a bassa aderenza o a base di idrogel per idratare, fissando con bende non adesive o reti elastiche.

Per lesioni con poco o nessun liquido e buon stato della pelle, utilizzare una pellicola di poliuretano semipermeabile o idrocolloide.

Per lesioni con abbondante liquido e pelle circostante molto fragile, utilizzare una schiuma di poliuretano non adesiva, alginato o idrofibra, fissando con bende non adesive, reti elastiche, ecc.

In caso di sospetta contaminazione, controllare la ferita ogni giorno per 5 giorni per escludere infezioni. Se la lesione mostra segni di infezione (liquido abbondante, arrossamento, calore e dolore), è preferibile utilizzare medicazioni antisettiche a bassa aderenza, da cambiare quotidianamente, invece di medicazioni occlusive (soltanto su consiglio del medico è indicato l’antibiotico per uso topico).

Il ruolo del farmacista

Come la ceramica riparata con l’oro, la pelle degli anziani racconta una storia fatta di esperienze e di vita vissuta. Con l’avanzare dell’età, la pelle subisce una serie di cambiamenti che la rendono più fragile e vulnerabile, proprio come la ceramica rotta. Il farmacista, come un esperto artigiano del Kintsugi, può aiutare gli anziani (o i loro care giver) a prendersi cura della pelle, consigliando i prodotti più adatti e fornendo informazioni utili. L’ascolto attento delle esigenze della persona anziana è fondamentale per comprendere le sue problematiche e trovare, insieme, le soluzioni più efficaci.

(di Myriam Mazza, farmacista e cosmetologa, Panorama Cosmetico N.2/2025, ©riproduzione riservata)

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