Presentato il 48° rapporto dell’Indagine congiunturale di Cosmetica Italia, che analizza l’andamento del comparto cosmetico nei diversi canali. Nel contesto di uno scenario geopolitico complesso, l’industria cosmetica nazionale continua a crescere costantemente, confermandosi un settore chiave per l’economia del Paese e un moltiplicatore naturale di competitività.
Secondo le ultime rilevazioni del Centro Studi di Cosmetica Italia, che ha rilasciato i dati dell’indagine congiunturale, il fatturato totale del settore cosmetico toccherà i 17,4 miliardi di euro a fine 2025, in crescita del 5,1% rispetto all’anno precedente e in linea con la crescita media annua degli ultimi 10 anni.
Il peso dei dazi dall’America, primo mercato del nostro export
Gli scenari economici che si stanno evidenziando nel 2025 delineano non pochi problemi anche per il comparto della cosmetica, innanzitutto per i dazi imposti dall’America, primo mercato di destinazione del nostro export, e poi per l’aumento dei costi delle materie prime e, soprattutto, per la ridotta capacità di spesa degli italiani. Non di meno il focus proposto dal 48° rapporto dell’Indagine congiunturale di Cosmetica Italia -presentato dal presidente Benedetto Lavino, al convegno inaugurale della “Milano Beauty Week” evidenzia una generale buona tenuta e così, pur accanto alle preoccupazioni, emergono anche positivi segnali per la chiusura dell’anno e il prossimo 2026.
Se l’economia mondiale cresce a ritmi moderati, le elaborazioni per l’Italia propongono infatti, a fronte di prospettive altalenanti, segnali positivi, primo tra tutti un’inflazione al +1,7% che è tra le più basse tra i Paesi dell’Eurozona. Inoltre, l’impatto dei dazi sulla crescita della nostra economia sarà mitigato dalla capacità delle imprese sia di diversificare l’export, non soltanto verso il Medio Oriente e l’Asia, ma anche per esempio verso l’area del Mercosur (America Meridionale), che sta crescendo a ritmi superiori al 40%, sia di competere su fattori non legati al prezzo. Così le proiezioni di fine 2025 propongono un fatturato totale dell’industria cosmetica che dovrebbe raggiungere i 17,4 miliardi di euro (+5,1% rispetto al 2024), di cui 8,5 miliardi legati alle esportazioni, che ormai rappresentano circa il 50% del fatturato globale e che crescono del +7%. In generale, quindi, seppur tra luci e ombre, il comparto cosmetico evidenzia una buona tenuta, soprattutto se comparato con la media del manifatturiero.
Consumi interni: sviluppo moderato
Ma soffermiamoci sul mercato interno dei cosmetici, evidenziando un raffronto tra i diversi canali di distribuzione. L’indagine congiunturale di Cosmetica Italia stima che il mercato a fine 2025 raggiungerà i 13,9 miliardi di euro, con una stima di crescita del +3,7% rispetto al 2024, caratterizzata in larga parte dalla performance dei canali tradizionali e digitali (+3,8%) e dall’incremento più contenuto dei canali professionali (+3,2%). Va precisato che anche nel settore cosmetico il mercato risente ora della minor capacità di spesa degli italiani e di una situazione d’incertezza che inevitabilmente comprime i consumi.
Spesa pro capite: 219 euro
A fronte di queste negatività, però, il positivo trend dimostra che il prodotto dermocosmetico è ormai vissuto come un bene essenziale, non certo voluttuario, ma ben radicato ormai nella quotidianità delle famiglie. Abbiamo, infatti, una spesa pro-capire pari a 219 euro (0,5% del Pil italiano), che dimostra come la bellezza venga ormai coniugata con i valori del benessere. “Il cosmetico è diventato un bene essenziale con un forte valore sociale -ha commentato il presidente di Cosmetica Italia, Benedetto Lavino- rientrando tra i beni primari a uso ricorrente nei consumi delle famiglie”. Si conferma così il radicamento del dermocosmetico nelle abitudini, ormai irrinunciabili, di consumo legato alla cura di sé.
Gdo primo canale, bene la farmacia
La conferma viene dalle variazioni percentuali d’incremento registrato da tutti i canali di distribuzione rispetto all’anno precedente, dove le migliori performance sono sì registrate dall’e-commerce (+9%), ma che pur sempre evidenziano un buon trend soprattutto da parte dei canali tradizionali, sia cioè la profumeria (+5,8%), sia la farmacia (+3,3%). Ancor più positive poi sono per la farmacia le previsioni di crescita nel 2026 (+3,8%), segno di uno stato di salute legato soprattutto al ruolo consulenziale che caratterizza l’attività professionale del farmacista.
Più contenuto risulta l’andamento della Gdo (+2,1% nel 2025 e +2,6% nel 2026), che comunque sia rimane il canale distributivo più importante a valore, ma anche gli altri punti vendita riportano valori in positivo, come per esempio l’erboristeria, che segna un +2,2% nel 2025 e un previsto + 2,6 nel 2026. Sono dati che confermano la bontà dell’offerta italiana, dove ricerca e innovazione rimangono caratteristiche chiave di uno sviluppo industriale che pone l’Italia ai vertici, come terzo Paese europeo per produzione e 12° al mondo. Basti pensare che le aziende cosmetiche investono in ricerca e sviluppo mediamente il 6% del fatturato, contro una media nazionale del 3% dell’industria manufatturiera.
“L’intera filiera dell’industria cosmetica italiana -ha precisato Benedetto Lavino- è strategica per la crescita dell’economia ed è un tassello fondamentale per il sistema Paese, in grado di generare ricchezza e occupazione”. E conclude affermando: “Siamo una delle eccellenze del made in Italy e lavorare in sinergia con le istituzioni è determinante per affermare il valore di un “Italian beauty” e per incrementarne la competitività e l’attrattività”.
(Lorenzo Verlato)